Chi è il più perverso ?

Rosaria non era la classica 18enne come se ne vedono tante: era forte, determinata, benestante, aggressiva e misteriosa, una sorta di maschio mancato, una di quelle snob che amano circondarsi di cose belle, oggetti costosi e se proprio devono avere a che fare con qualcuno, preferiscono che si tratti di uomini di successo e dalle tasche piene, “gente con le palle”. Neanche a dirlo a scuola era la più odiata e temuta sia dai suoi compagni di classe che dai prof. Il motivo? Nessuno riusciva a starle dietro, studiosa, intelligente ed arrogante com’era spesso e volentieri finiva per mettere in ridicolo persino i suoi insegnanti che pur provando ad arrampicandosi sugli specchi, non potevano fare a meno di ammettere la propria ignoranza di fronte alla classe.

Rosaria era odiata, temuta, rispettata, desiderata! Desiderata? Sì, persino ai prof veniva duro a guardare il suo culo da applausi che non perdeva occasione di mettere in mostra con pantaloni aderenti e minigonne con le sue sensualissime labbra carnose da pompinara incallita con cui era solita mangiare il gelato e leccare la banana (frutto che consuma sempre durante la ricreazione a scuola) con fare ambiguo prima di morderla sensualmente. A Rosaria piaceva provocare, era evidente, così come ai maschi della sua classe piaceva correre al bagno a spararsi le seghe sognando di scoparla contro un muro, incularla con foga dandole della lurida troia altolocata.

Eppure lei non era un mostro, anche Rosaria aveva le sue debolezze, le sue passioni, i suoi dolori e le sue paure: genitori separati, una madre assente, un padre fascista, 3 sorellastre molto più stronze di lei, una smodata passione per il cinema, il terrore di non essere compresa, usata, umiliata ed un gatto di nome Cleo da cui amava essere guardata mentre si masturbava con una carota di fronte allo specchio, carota che poi gli dava a mangiare una volta goduto. Rosaria aveva voglia di cazzo, di essere sbattuta da un vero uomo, era evidente: si chiudeva per delle ore in stanza a masturbarsi mentre la madre a telefono tesseva le sue lodi, sbattendo in faccia alle amiche quanto sua figlia fosse brava, studiosa e senza grilli per la testa. Del resto lei la credeva china sui libri a studiare, non con una carota nella figa umida di fronte ad uno specchio e un gatto intento a guardarla nell’attesa di mangiare l’ortaggio con cui la sua padrona era solita masturbarsi sognando che al posto della fredda carota ci facesse un bel cazzone, di quelli grossi e lunghi in grado di sfondarla, un “gingillo” di proprietà di un uomo rozzo, uno dei miserabili che tanto detestava: un muratore, un contadino, un macellaio, uno sconfitto dalla vita ma che in quanto a cazzo e virilità non aveva nulla da invidiare a nessuno, uno che sapesse farla gemere come una vera troia e rivelasse al mondo intero la sua anima da puttana affamata di cazzi. Solo fantasie le sue? No, Rosaria cercava i suoi sogni erotici, anche se attraverso la chat visto che era troppo altezzosa per non fingersi disgustata dalle loro volgari avances in pubblico. Ogni volta che entrava in chat chiedeva una foto e se di suo gradimento, invitava i suoi contatti a telefonarle e masturbarsi in cam (senza però mostrarsi a sua volta).

Rosaria era come bloccata, non riusciva a trasformare in realtà le sue fantasie, forse perché temeva di essere scoperta dalla madre, una stupida a cui interessava solo ingannare le amiche fingendo di avere una famiglia perfetta o da suo padre, un fascista frustrato che non faceva altro che lavorare, acquistare auto costose e tessere le lodi di Benito Mussolini “Ah il duce diceva, se ci fosse ancora lui li metterebbe tutti in riga, ci toglieremo finalmente dalle palle farabutti, viziosi, extracomunitari e coglioni sfaticati senza spina dorsale.” Chissà quanto sarebbe durata ancora l’astinenza di Rosaria, se un giorno in chat non avesse incontrato Lorenzo, un ragazzo di bell’aspetto che come tanti altri aveva accettato di inviarle una foto, ma alla richiesta di masturbarsi a telefono sborrando in cam per lei, le aveva detto che preferiva conoscerla, sapere chi era, quali erano le sue passioni, cosa le causava sofferenza più di ogni altra cosa. Richieste strane per lei abituata a consumare rapporti virtuali, vedere uomini alienati dalla virtualità di sborrare in cam sul monitor del Pc, una richiesta che le faceva paura: cosa aveva di diverso questo ragazzo? Le aveva detto di essere di umili origini, era bello, era gentile ma dall’aspetto rude, era ironico, creativo, amava il cinema come lei e sembrava condividere con lei dei dolori nonostante provenisse da un mondo così distante da lei. E fu così che per una volta Rosaria vinse la sua spocchia e le sue parole, iniziò a sentire Lorenzo al tel: scherzavano, ridevano, parlavano di cinema, delle loro esperienze di vita. Eh già, con lui Rosaria era un’altra, a lui confessava le sue debolezze, quanto si sentiva sola, come e quanto si masturbava, i suoi desideri. Dopo mesi trascorsi al telefono, senza concretizzare nulla dal vivo in quanto entrambi stranamente troppo timidi per fare il primo passo o semplicemente troppo timorosi che quel piacevole incantesimo potesse rompersi dall’oggi al domani, un giorno entrambi decisero di incontrarsi in un parco.

Era una gelida domenica d’inverno, il parco era semideserto ed imbiancato dalla neve e sia Rosaria che Lorenzo continuavano a fissarsi negli occhi altrettanto gelidamente, come se non avessero nulla da dirsi o troppa paura di dire qualcosa di sbagliato. Un imbarazzo che si ruppe come per magia quando nel sedersi su di una panchina, la ragazza accidentalmente finì per sfiorare il cazzo del ragazzo perverso.
Lui credendo che l’avesse fatto apposta, le diede della troia e le trattene la mano invitandolo a masturbarlo. Rosaria rispose disgustata, ma non riusciva a fare a meno di stringergli il cazzo sempre più forte, tant’è che di lì a poco iniziò a segarlo con forza, tirandolo fuori ed esclamando: “che bel cazzo hai” per poi star lì 15 minuti a far su e giù con la manina. Il ragazzo non soddisfatto ad un certo punto pensò bene di afferrarla per i capelli e farglielo succhiare di gusto. Rosaria succhiava con foga in un parco semideserto, eccitata e terrorizzata allo stesso tempo dalla presenza degli sporadici passanti che avrebbero potuto vederla e riferire tutto al suo integerrimo paparino che sarebbe morto di infarto nel sapere che la sua adorata figlioletta ciucciava il cazzo ad uno sconosciuto in un parco pubblico. L’eccitazione però ebbe la meglio visto che decise di farsi scopare e di farsi sfondare il culo su una gelida panchina. E così avvenne per un anno. I due continuarono a sentirsi al telefono, a vedersi come amici, teneri confidenti, ma ogni settimana si incontravano per scopare con foga in quel parco. A Rosaria piaceva essere umiliata da lui, sentirsi dare della succhiacazzi snob e poi tornare a casa ed essere lodata per quanto era buona, brava e studiosa.

Tutto andò per il verso giusto finché Lorenzo non le rivelò di essere il toy boy della sua pettegola e pudica madre, di averla conosciuta in un locale per “tardone” e di scoparsela per soldi e perché in fin dei conti al pari della figlia faceva dei gran bei pompini.
Rosaria si sentì tradita, eppure …. Decise di ricattare la madre, minacciando di sputtanarla davanti a tutti, ricatto poi esteso anche al padre, l’integerrimo fascista che sarebbe stato additato come cornuto con la figlia troia da tutto il suo paesello di sole 3.000 anime. Quale fu il ricatto di Rosaria?
Costrinse i suoi genitori a frequentare locali per scambisti e suo padre a masturbarsi mentre la guardava scopare con Lorenzo, invece la madre era costretta a fingere di parlare al telefono con le amiche urlando ai quattro venti quanto la figlia fosse una troia rotta in culo ed il marito un frocio impotente cornuto da quattro soldi.

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